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Nuovamente abbiamo dovuto registrare in sede di trattativa nazionale, la perdita di un’occasione forse irripetibile per migliorare effettivamente le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e della lavoratrici di TIM: 25 ore di trattativa, durante le quali abbiamo visto un’azienda che aveva l’assoluta necessità di portare a casa un accordo che le permettesse di accedere ai fondi stanziati dal governo per i Contratti di Espansione e, dalla parte sindacale confederale, un’assenza di controproposte all’altezza della posta in gioco. Abbiamo assistito solo, al consueto tira e molla di una trattativa che era evidentemente già decisa. Del resto le voci “preventive” sul calendario del contratto espansivo, già erano il presagio di un accordo ben preconfezionato.

Ma veniamo ai fatti, a quanto scritto nero su bianco e a quanto dichiarato in sede aziendale.

Durante tutta la trattativa, abbiamo fortemente rimarcato la nostra RICHIESTA DI DIMINUZIONE DI ORARIO DI LAVORO A PARITA DI SALARIO, tramite forme di compensazione totale delle perdite previste dai nuovi contratti che contemplavano, ad esempio, UN NUOVO ACCORDO SUL PDR CON LA SIGNIFICATIVA DIMINUZIONE DELLA SOGLIA DI ACCESSO SU EBITDA per POTER OTTENERE IL PDR. Quindi un RECUPERO TOTALE dell’ennesima riduzione salariale che si subirà con la diminuzione dell’orario per la stipula dei contratti espansivi, MA AL CONTEMPO ANCHE UN RECUPERO E UN AVANZAMENTO su quanto dal 2013 migliaia di lavoratori e lavoratrici (per alcuni anche ben prima!) hanno perso in salario per i Contratti di solidarietà, i premi di produzione non erogati, il mancato rinnovo del 2 livello dal 2008 a cui è seguita la cancellazione unilaterale dello stesso, il mancato rinnovo del contratto di 1 livello ed i mancati passaggi di livello (fermi di fatto, a parte alcune elargizioni, dal 2005). Ogni lavoratore e lavoratrice ha ben chiara la discesa rocambolesca dei propri CUD negli ultimi anni accompagnati per tanti da un incremento della prestazione e della giornata lavorativa (TIMBRATURA IN POSTAZIONE).

Abbiamo fortemente insistito su un maggiore ampliamento sia della platea che delle giornate per lo SMART WORKING, al fine di migliorare la vita dei lavoratori e delle lavoratrici. E sebbene rispetto alla proposta iniziale, ci siano stati degli avanzamenti, riteniamo nonostante tutto che L’AZIENDA, PRIMA NEL SETTORE DELLE TLC, AVREBBE DOVUTO AVERE IL CORAGGIO DI ANDARE BEN OLTRE QUANTO PROPOSTO, SIA NEI CONFRONTI DEI SUOI LAVORATORI, SIA PER DARE UN SIGNIFICATIVO SEGNALE SULLE TEMATICHE SOCIALI QUALI IL RISPETTO DELL’AMBIENTE. Infine, ma non per ordine di importanza, anche per I disagi, specialmente nelle grandi città, creati dal piano moving, dove migliaia di lavoratori e lavoratrici si trovano oggi in forte sofferenza per la distanza casa-lavoro. Per l’azienda ricordiamo, lo Smart working è un oggettivo risparmio del costo del lavoro (non viene erogato il buono pasto, che noi continuiamo a rivendicare!), di postazioni di lavoro (compreso il consumo di energia), nonché di recupero della produttività del lavoro.

Abbiamo chiesto l’aumento dei passaggi di livello, per sanare non solo i 3 livelli ma, anche, i più di 5.000 lavoratori ancora al 4 livello. E proprio a partire dal piano di “reindustrializzazione” e di formazione, abbiamo richiesto l’aumento dei passaggi al livello 5 ad un numero significativamente maggiore , compreso un incremento dei passaggi dal 5 al 5s e al 6.

Sull’annoso problema del Mancato rientro si è cercato di mettere una “pezza” estendendo l’Elemento Retributivo Aziendale (ERA) anche ai tecnici che adesso non lo prendono. Dopo svariati interventi della delegazione tutta, che ha ritenuto la prima cifra di 120 euro annui una mera provocazione aziendale, si è arrivati ad una cifra di 390 euro. Peccato che, chi grazie al piano di riqualificazione, dopo il 1 ottobre 2019 entrerà nel mondo tecnico non prenderà l’ERA. Di fatto, sarà aumentata la diseguaglianza salariale fra lavoratori che fanno lo stesso mestiere (ricordiamo i 230 euro in meno che gli assunti post 2001 prendono in quanto non hanno sovra minimo collettivo). L’ulteriore nostra richiesta di allargamento della voce a tutti i lavoratori e le lavoratrici che fuori sede è stata disattesa.

Sulla franchigia, pur richiedendo e sostanzialmente ottenendo “a voce” un ritorno al vecchio progetto panda, il verbale di accordo ha formulazioni fumose e passibili di diverse interpretazioni anche potenzialmente pericolose e peggiori dell’attuale franchigia. Abbiamo chiesto di mostrare alle delegazioni una lettera tipo che l’azienda sottoporrà ai tecnici per decidere il ricovero dell’automezzo, senza ottenere un riscontro. PER QUESTO INVITIAMO TUTTI I TECNICI A CONTROLLARE BENE QUANTO SCRITTO E A CONTATTARCI SE SI TROVASSERO IN DIFFICOLTA’

Ci siamo opposti all’applicazione del contratto di espansione perché non prevede il recupero totale di quanto si andrà a perdere, CONSIDERANDO CHE A FRONTE DELLA DIMINUZIONE ORARIA EQUIVALENTE A 2021 FTE, CI SARANNO SOLO 500 ASSUNZIONI, di cui alcune anche con il contratto di apprendistato professionalizzante. E’ chiaro il risparmio sul costo del lavoro, tutto a carico nostro e dei contribuenti. E non ci si venga a dire che non vogliamo che l’azienda non cresca! Non vogliamo solo che crescano ancora i sacrifici di chi lavora in TIM! Siamo stati i primi, allora derisi, a proporre, attraverso la campagna TELECOM ITALIA UNA E PUBBLICA, il ritorno del controllo pubblico in TIM (con CDP) sia per la salvaguardia del perimetro occupazionale e dell’indotto che per offrire al paese un servizio di TLC e un futuro dignitoso per l’azienda.

L’azienda ha VOLUTO INDEROGABILMENTE LA FIRMA SUL PACCHETTO COMPLETO DELL’ACCORDO. Questo non ci ha permesso di siglare l’accordo sul premio di produzione il cui miglioramento è stato da noi proposto e accolto. Perché come Cobas, come dichiarato in apertura lavori martedì 16 luglio, noi non siamo per un no aprioristico a qualsiasi tipo di trattativa: se ci sediamo ad un tavolo non diciamo “NO TANTO PER” o “PER PARTICOLARI INTERESSI DI BOTTEGA”, il nostro interesse è il benessere e la dignità di chi come noi lavora e che rappresentiamo, assumendoci tutte le responsabilità di trovare dei PERCORSI PRATICABILI e in questi rendere i lavoratori e le lavoratrici responsabilmente partecipi e protagonisti delle scelte. Riteniamo di essere sulla strada giusta nelle nostre rivendicazioni, perché in questi tre giorni siamo riusciti spesso ad essere protagonisti e a far passare le nostre richieste. Altri sono rimasti timidi nelle loro rivendicazioni in un momento come quello attuale dove l’azienda avrebbe concesso qualcosa in più pur di ottenere una firma sui contratti di espansione, vero nodo focale per Telecom.

Per questo come COBAS abbiamo deciso di non firmare e nelle assemblee porteremo come sempre le nostre motivazioni.

22 luglio 2019

COBAS TIM

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