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Il 27 luglio l’azienda ha convocato il Coordinamento nazionale RSU per condividere “interventi e strumenti di supporto all’assetto attuale del GRUPPO TIM”.

Coerenti con quanto detto in questi mesi ai colleghi e alle colleghe, ci pare alquanto paradossale che il TOP management, che non ha voluto ascoltare nessuna delle richieste importanti avanzate dal Sindacato, ora chieda “supporto”.

Si torna come già accaduto MALAMENTE in passato a discutere con i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici di TIM SPA, per adottare strumenti da applicare ai tutti i dipendenti del GRUPPO senza però la legittimità a farlo. Stiamo parlando dei colleghi e delle colleghe di Noovle, Sparkle, TCC, Fibercop, Telsy ecc. che hanno le proprie rappresentanze.

L’oggetto della convocazione arriva 10 giorni dopo la messa in onda della televendita dell’AD tradendo la loro visione miope, per non dire confusionaria, di divisioni, vendite di asset, spezzatini, in quanto ora cercano supporto per sostenere l’attuale assetto del GRUPPO.

Per quanto ci riguarda il presupposto di una discussione è il ritiro del Piano Industriale seguita dalla formulazione di una proposta di rilancio reale dello sviluppo del business.

Progetto industriale che si può, secondo la nostra visione, raggiungere solamente attraverso un’azienda ad interesse e controllo pubblico non sottoposta alle speculazioni finanziarie.

Inoltre, riteniamo inopportuna la convocazione all’indomani della caduta del Governo. Inevitabile chiedersi che ruolo potrebbe avere il ministero dimissionario nel monitoraggio di questa vertenza qualora dovessero paventarsi ulteriori ricorsi ad ammortizzatori sociali.

Governo che, anche quando era insediato, si era distinto per la trascuratezza con cui approcciava alle dinamiche della 5° azienda Italiana e il 1° operatore telefonico , lasciando di fatto mano libera all’azienda.

Sarebbe necessario discutere del futuro di questa azienda, che nonostante tutto ha un ruolo fondamentale per tutto il paese, alla presenza del Governo che dovrà gestire le ricadute sociali del disastro che si sta delineando in termini di salari e posti di lavoro.

Nessun Contratto di Solidarietà o di Espansione è possibile supportare a queste condizioni, nessuna ennesima decurtazione dei nostri salari già abbondantemente schiacciati in questi anni da aumenti iniqui, sovra minimi assorbiti, tagli per CDE, mancate erogazioni del PDR a favore dei premi dei dirigenti (responsabili di scelte devastanti) e mancati riconoscimenti professionali.

Oggi che la maggioranza dell’ambiente delle TLC, dagli addetti alla politica, ai sindacati, passando per la finanza, hanno reagito negativamente a questo piano industriale (che noi abbiamo considerato da subito irricevibile e deleterio), diventa non più rimandabile il ritiro immediato del progetto per creare i presupposti di una reale discussione tra Azienda e parti sociali per definire gli strumenti utili per il rilancio industriale.

L’alternativa, come purtroppo stiamo dicendo da tempo, sarà quella che ci porterà ad affrontare la desertificazione economica e un impatto sociale devastante da essa derivante, ognuno con i propri strumenti.

COBAS TIM

Roma, 22\07\2022