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In questi giorni è arrivata la notizia relativa ai rientri in sede. Riteniamo che non sarà un ritorno alla normalità. La normalità dovrà essere conquistata giorno per giorno dopo 2 anni di pandemia. L’Azienda unilateralmente ha deciso di adottare l’accordo sul lavoro agile cosi come era stato previsto a Ottobre 2020.

Crediamo che vada ricercata una nuova “normalità” e per questo non ci sentiamo di schierarci con le propagandistiche proposte di rimanere a casa 5 giorni su 5. Pensiamo sia prioritario garantire tutte le migliori condizioni per un rientro in sicurezza.

Non potremo accettare situazioni di degrado e trascuratezza nelle sedi, considerati i 2 anni di risparmi dei costi industriali e anche il tempo avuto per preparare questo rientro.

Siamo altresì convinti che dopo 2 anni in cui i colleghi e le colleghe si sono caricati di innumerevoli costi, lievitati in questi mesi e sicuramente aggravati dalla guerra in Ucraina saremo sottoposti a nuovi aumenti. Andrebbero per tanto valutati una serie di riconoscimenti per la disponibilità e spirito di adattamento dimostrato, adattamento necessario per affrontare le nuove quotidianità.

Nonostante la situazione sanitaria si stia attenuando non abbiamo certezze di quanto potrebbe accadere con un rientro massivo. Per tale motivo riteniamo andrebbero tenute in considerazione le situazioni delle cosiddette “figure fragili” o di coloro i quali hanno problematiche diverse scaturite dalla pandemia. A titolo di esempio pensiamo a lavoratori e lavoratrici con patologie particolari, neomamme entro i 3 anni e altre eccezioni che impediscono o mettono a rischio la salute e la sicurezza propria e altrui nei luoghi di lavoro.

In questo senso auspichiamo un immediato confronto che porti ad una revisione degli accordi sul lavoro agile che possa raccogliere il meglio dall’esperienza coercitiva di questi 2 anni e permetta di adottare le migliori soluzioni per i lavoratori e le lavoratrici, mantenendo il livello di produttività da entrambi le parti riconosciuto.

Di certo non siamo disposti a ulteriori carichi di costi e pressioni nei confronti di chi ha fatto fronte con il proprio impegno alla situazione pandemica, sopportando in ogni caso una perdita di salario scaturita dal CDE e dalle bollette a proprio carico.

A differenza di quanto si evince dal Piano Industriale presentato il 2 marzo, osteggeremo in ogni modo qualsiasi la riduzione dell’orario di lavoro che non mantenga inalterato il Salario e riconosca tutti i costi che il singolo lavoratore deve affrontare per fornire la sua prestazione.

In questo senso il rientro in sede sarà utile per ritrovare quella socializzazione di idee e risorse per opporci a qualsiasi piano di depauperamento dei nostri stipendi.

03\03\2022

COBAS TIM