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Finalmente abbiamo l’opportunità di leggere nero su bianco i dati di bilancio e le intenzioni del neonominato AD sul “nuovo” Piano industriale, con la stampa mainstream che cerca di evidenziare in maniera grossolana sia le questioni legate alla separazione della rete sia i conti negativi.

Mentre qualcuno vende fumo negli occhi a colleghi e colleghe con questioni secondarie, proponendo vertenze legali che arricchiranno le tasche di qualche avvocato, accade quanto abbiamo ampiamente annunciato e che da mesi ormai cerchiamo di porre all’attenzione di lavoratori e lavoratrici.

La relazione presentata dall’AD evidenzia 2 macro aree di Business, nettamente distinte sia funzionalmente che organizzativamente al fine di individuare meglio “le performance operative e finanziarie di ciascuna componente” e “la possibilità di attrarre nuovi partner e nuovi investitori finanziari”.

Sembra quindi si voglia focalizzare e distinguere il più chiaramente possibile da dove arriveranno i maggiori ricavi e dove, invece, graveranno i maggiori costi di un’azienda la cui importanza va al di là dei numeri indicati nel bilancio. Ci pare che il tentativo sia quello di mettere in vetrina gli asset che potrebbero essere più appetibili, cercando di dimostrare che ognuno di essi potrà diventare un’azienda a sè e valorizzabile.

Noi, viceversa, siamo fermamente convinti che non sia cosi, che sia utopico pensare che possa esistere un’offerta commerciale senza un’infrastruttura di rete sulla quale basarla, che non possa esistere un’organizzazione del lavoro privata di proprie strutture immobiliari, siamo convinti nell’era del 5g (tecnologia ideata in sinergia con la connessione in Fibra) non esista una rete mobile o FWA senza la possibilità di sfruttare una sinergia con la rete fissa.

I CONTI NEGATIVI…VANNO POI LETTI CORRETTAMENTE: c’è una contrazione di ricavi che rispecchia l’andamento del settore e del contesto internazionale, soprattutto rispetto al 2020 dove TIM – come si evince dalla stessa relazione finanziaria – ha beneficiato dei Voucher per la connessione a banda larga che spinse le attivazioni.

VA CHIARITO PERO’ che non c’è un risultato operativo NEGATIVO e che l’Ebitda rimane in positivo seppure in calo. LE PERDITE DICHIARATE PER OLTRE 8 MILIARDI DI EURO sono legate a SVALUTAZIONI e IMPOSTE ANTICIPATE che NON ALLARMANO GLI ESPERTI MA…ma fanno scrivere titoli roboanti ai giornalisti finanziari improvvisati.

Nel rendiconto di gestione per l’anno 2021 invece va sottolineato che l’azienda – a distanza di quasi 2 anni dal memorandum FIBERCOP – incassa il via libera dell’ANTITRUST sul modello organizzativo non verticalmente integrato e che grazie a questo modello già in essere si è raggiunto il 94% di banda ultralarga delle linee fisse, con un incremento del 36% nel 2021, e che l’indebitamento finanziario (da sempre il cruccio di molti analisti) è diminuito di 1 mld in un anno, nonostante i molteplici investimenti per fibra, cloud e calcio in streaming , aumentati a loro volta del 14,1%.

Questo dimostra – qualora ce ne fosse ancora bisogno – che il problema di questa azienda non è il suo Core Business, non è l’operatività industriale, bensì la gestione finanziaria e il deprezzamento dell’azione che non consente quel profitto speculativo che i soliti azionisti di ventura si aspettano.

Al contrario diciamo noi il basso costo dell’azione dovrebbe, invece, incentivare il riacquisto da parte di soggetti pubblici di una società che ha ancora un ruolo sociale nel Paese per la diffusione della connettività e la quale produce ancora valore nonostante tutte le avversità oggettive.

I conti poi dimostrano ancora una volta che i dipendenti del gruppo HANNO SVOLTO SAPIENTEMENTE IL LORO COMPITO IN QUALSIASI CONDIZIONE E ACCUMULANDO ANNI DI SACRIFICI E AMMORTIZZATORI SOCIALI, SOPPERENDO CON IL LORO IMPEGNO ALLE MANCANZE E ALLE SCELTE DI INVESTIMENTO SBAGLIATE.

Su di loro e sul Paese intero non può essere scaricata la responsabilità di tali scelte attraverso ulteriori riduzioni del costo del lavoro (si parla di 8000 esuberi e ammortizzatori sociali).

NOI PENSIAMO CHE CI SIA ANCORA LO SPAZIO PER RIVENDICARE TUM UNICA E PUBBLICA. PER FARLO PERO’ LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI TUTTE E I LAVORATORI E LE LAVORATRICI IN PRIMIS DEVONO ROMPERE GLI INDUGI E LE TIMIDEZZE.

NOI PENSIAMO CHE CI SIA ANCORA LO SPAZIO PER RIVENDICARE TIM UNICA E PUBBLICA. PER FARLO PERO’ LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI TUTTE E I LAVORATORI E LE LAVORATRICI IN PRIMIS DEVONO ROMPERE GLI INDUGI E LE TIMIDEZZE.

Roma 03/03/03

COBAS TIM

PIANO INDUSTRIALE 2022-2024