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Sono passati ben 4 mesi dalla sigla al Ministero dell’Accordo di giugno in cui Vodafone ha ottenuto una firma dalle OO.SS. confederali che prevedeva una forte ristrutturazione fatta di un mix di uscite incentivate e di una riorganizzazione più efficace del proprio modello di business. Un accordo della durata di un anno, iniziato da luglio, così circa un terzo della sua durata è scivolato via sotto gli occhi di tutti, Azienda, sigle firmatarie e lavoratori (loro malgrado) senza che nulla sia ancora cambiato, in un’attesa continua di avanzamenti a livello organizzativo e di prospettiva futura. Il tempo vola quando ci si diverte…si dice, ma non è questo il caso, perchè i lavoratori perlomeno in questi mesi hanno fatto tutto tranne che divertirsi. Hanno atteso e stanno attendendo con la sofferenza di chi magari non ha alternative o con la speranza di chi vede nel rinnovamento uno spiraglio per tornare a lavorare in serenità e con maggiore sicurezza e stabilità occupazionale. Hanno visto andare via molti colleghi, alcuni con gioia e fiducia nel futuro al di fuori di Vodafone, altri (probabilmente la maggioranza) purtroppo più con la paura indotta dall’incertezza. Di sicuro chi si è portato a casa il risultato è Vodafone che ha ottenuto nettamente le numeriche che si era prefissata nelle uscite e ha chiaramente ottenuto anche un enorme risparmio con l’accesso all’istituto della Solidarietà.

Come detto sopra i lavoratori invece non si saranno divertiti di sicuro ma stanno comunque sperimentando una fase nuova, di spettatori di un teatro dell’assurdo, una sorta di remake dell’opera di Beckett dove l’attesa e l’immobilismo si fondono in un’unica condizione dell’esistenza. L’Azienda dal canto suo sostiene che la riorganizzazione è complessa e non può non prescindere dalla chiusura definitiva del processo di uscita incentivata che terminerà a fine ottobre ma riteniamo che la fase di stallo per chi è rimasto sia stata protratta oltremodo e servano delle risposte ora come non mai. Servono incontri seri e mirati per definire al meglio tutta quella che sarà l’organizzazione futura, una mappatura di tutte le attività che gravitano all’esterno e che possono rientrare creando valore senza “riempire buchi” solo per temporeggiare. L’incontro di fine settembre è stato sostanzialmente più un pro forma con declinazione principale nelle numeriche.

Continua a mancare ai tavoli la pretesa soprattutto sindacale di avere contezza di cio’ che sarà quest’Azienda non solo per quest’anno di solidarietà (ormai in parte passato) ma per parlare di modelli realmente sostenibili, di attività di valore che permettano di saturare il CC interno ( che per quanto si sia fatto tutto il possibile per spazzarlo via esiste e conta ancora un migliaio di lavoratori )e reali condizioni di job rotation, andando a dare un supporto laddove è possibile ai molti reparti del mondo uffici che sono in sofferenza per carichi di lavoro eccessivi e soprattutto usando con maggior criterio lo strumento del job posting. A nostro giudizio merita infatti un ragionamento diverso l’impostazione con cui viene usato lo strumento del job posting poiché è parso ai più quasi un’imposizione dell’Azienda a parteciparvi più che una reale esigenza di business, non vorremmo poi tra un anno scoprire che si stanno cercando di riempire caselle per una prossima griglia di esuberi pilotati (come purtroppo era accaduto coi precedenti reskilling, leggasi alla voce Customer Fulfillment Ivrea). Serve una coerenza nell’eventuale cambio di attività, incrementare le competenze che già si hanno dove è stato costruito già molto negli anni piuttosto che regredire ad attività di minor valore o pretendere che si stravolgano carriere usando il falso mito della “sfida“ che spesso si rivela un salto del vuoto (dove poi a rimetterci è il lavoratore che si sente inadeguato e con le spalle al muro, magari costretto ad accettare un incentivo all’uscita futuro).

Sulle sedi in cui la nostra organizzazione è presente abbiamo un percepito molto preoccupante da parte dei lavoratori, poiché da un lato le attività stanno venendo a mancare e dall’altro la gestione della job rotation per mezzo del job posting è confusa, non condivisa e spesso anche poco credibile per come viene proposta. Su Ivrea ad esempio, in un reparto decimato dalle uscite come il Customer Fulfillment, ci sarebbe ancora molto su cui investire per non perdere tutte le competenze acquisite negli anni cercando magari di dare un senso a tutta la gestione fatta sotto IT e portando valore internamente sia sul mondo FWA che FTTH e fare un upgrade di competenze anche lato FTTC, mentre invece vengono riproposti modelli di gestione telefonica “come tappabuchi” dove andrebbe rifatto tutto il processo e rinnovata la formazione . Intanto nel mondo uffici ci sono realtà in cui il lavoro non manca affatto e i carichi sono importanti ma le richieste di job posting puntano ad altre figure completamente diverse e lontane dalle competenze e capacità di chi viene incentivato a parteciparvi. Su Roma rileviamo allo stesso tempo molta confusione a livello organizzativo, a partire dalla gestione degli spazi con position rinnovate ma troppo vicine tra loro che rappresentano un rischio sia a livello sanitario in tema di gestione di distanziamento nonché di salute per l’acustica che ne consegue e che molti lamentano nei momenti di maggior compresenza. Per non parlare dell’unilaterale scelta aziendale di gestire i colleghi del mondo CC con la creazione di Microteam con la malcelata pretesa di maggior controllo senza che ci siano accordi che ne regolano la messa in pratica, o i ripetuti errori (da noi segnalati) sulla gestione dei giorni Smart per i colleghi con contratto PTV. Possiamo immaginare che l’atmosfera sia analoga anche sulle altre sedi, molte delle quali stravolte altrettanto dalle uscite in particolar modo nell’ambito CC, pertanto riteniamo imprescindibile che ai tavoli futuri arrivino risposte precise a domande precise.

Auspichiamo che i suddetti firmatari dell’accordo siano altrettanto affamati di risposte e a maggior ragione interessati a dare seguito a ciò che nei tavoli veniva enunciato per il rilancio, come la millantata “ossessione per il cliente”, la semplificazione, la crescita nel mercato, tutte parole che al momento nei fatti non vediamo realizzarsi. Il tempo corre e da qui a luglio c’è tanto da fare, sono necessarie chiarezza e dignità, chiediamo prima di tutto che chi è rimasto in Azienda possa lavorare in serenità. Non ci è chiaro come si vogliano ottenere i suddetti obiettivi col cliente rischiando però allo stesso tempo che in questa fase il lavoratore si senta abbandonato o peggio un peso di cui l’Azienda vuole liberarsi in un futuro prossimo. Non facciamo sì che questa diventi una cambiale in bianco firmata solo per salvare i conti di Vodafone e la finta credibilità delle rappresentanze sindacali. La nostra organizzazione vuole risposte e soprattutto le vogliono i lavoratori tutti!

Coordinamento Cobas Vodafone