In Italia l’operazione che porterà allo spezzatino di Telecom al momento sembra vedere protagonista solo un fondo privato che risponde agli americani di KKR. Sulla tanto sbandierata partecipazione dello Stato con 2,5 miliardi (insieme agli altri capitali che dovrebbe rastrellare il fondo F2i) sembra calato un velo di incertezza se non di improbabilità. Il governo attuale dunque ha solo annunciato gli impegni economici senza però inserire le cifre indicate in Finanziaria e lasciando molto cauti tutta un’altra serie di possibili investitori.
Ben diversa è la situazione che si sta verificando in Spagna dove dopo 26 anni lo Stato torna ad avere una quota di maggioranza nel capitale azionario della compagnia Telefonica. Un dieci per cento, 2 miliardi di euro, che il Consiglio dei ministri spagnolo ha deciso di investire attraverso la Sepi (Sociedad Estatal de Participaciones Industriales), in sostanza il braccio industriale dello Stato.
Una situazione simile a quella Italiana, in verità, dove CDP già possiede dal 2020 il 9,4 % del Capitale e può esercitare tutti i diritti previsti dalla Golden Power. Differente però è il contesto e il piglio con cui il Governo Spagnolo ha affrontato l’operazione.
La decisione è stata presa a seguito dell’ingresso nel capitale azionario di Saudi Telecom Company, la tlc controllata dal fondo sovrano saudita che doveva acquisire una partecipazione del 9,9%. L’arrivo degli arabi non è stato solo il risultato di una speculazione finanziaria come invece si avvia a diventare lo spezzatino di Telecom. La Saudi Telecom Company infatti ha visto in Telefonica «un’altra pietra miliare nella strategia di espansione e crescita del gruppo e riflette la fiducia nella crescita sostenibile e nel potenziale di crescita di Telefonica. Questo significativo investimento a lungo termine da parte di stc Group – ha detto il presidente Mohammed K. A. Al Faisal – è la continuazione della nostra strategia di crescita, in quanto investiamo in settori vitali della tecnologia e delle infrastrutture digitali in mercati promettenti a livello globale».
Insomma un espansione sul mercato capace di alterare interessi strategici nazionali sfruttando capacità e tecnologie della compagnia spagnola. Un pericolo che Madrid ha percepito chiaramente riaffermando il proprio ruolo di salvaguardia. Una mossa che ha creato non poche tensioni all’interno dei vertici di Telefonica già pronti a contare possibili dividendi.
In questo senso il governo spagnolo ha dichiarato chiaramente il suo scopo: «La partecipazione di Sepi fornirà a Telefonica una maggiore stabilità azionaria in modo che la società possa raggiungere i suoi obiettivi e, pertanto, contribuirà a salvaguardare le sue capacità strategiche». La vicenda mostra come anche in Italia fermare lo scorporo della maggiore società di telecomunicazioni del nostro paese sia possibile, sia con la lotta dei lavoratori, salvaguardando le ricadute occupazionali, e soprattutto rilanciando la soluzione una Telecom unica e pubblica.
A cura dell’ufficio stampa Cobas Tim
Contatti: mail ufficiostampaCOBASTIM@cobaslavoroprivato.it