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L’incontro sindacale del 7 febbraio, con il coordinamento nazionale RSU, convocato per la presentazione del nuovo piano di riorganizzazione del processo lavorativo (art.4 legge Fornero, art.1 legge 205/2017, esodi incentivati, previdenza complementare, contratti di solidarietà espansiva, internalizzazioni) ha avuto come inevitabile “convitato di pietra” l’incontro tra l’Amministratore Delegato di TIM, Genish e il Ministro uscente Calenda sulla societarizzazione della Rete.

Un progetto piuttosto vago (per ora), stante anche alle informazioni pervenute a mezzo stampa, e comunque , ribadiamo, deleterio sia per la società in termini strutturali nonché per la tenuta del perimetro occupazionale di TIM.
Nel corso degli anni abbiamo denunciato e definito tali manovre come mere operazioni di speculazione finanziaria al fine di drogare i bilanci di gruppo, “disponendo” a piacimento di debiti e profitti. Il tutto, come sempre, sulle spalle dei lavoratori /lavoratrici e magari anche a carico dello Stato e auspichiamo … senza la complicità del Governo .
Ci chiediamo infatti cosa sarà del debito della nostra Azienda. Sarà conferito alla newco ? E cosa accadrà se questa un giorno dovesse tornare sotto il controllo pubblico, saranno i cittadini a doversi far carico del pesante debito accumulato con le scalate POST – PRIVATIZZAZIONE?
E cosa accadrà se alla newco non verrà conferito parte del debito ? Questo rimarrà in capo a TIM spa o alla Capogruppo ? Quale sarà il ruolo di FLASH FIBER e INWIT?

La soluzione diversa c’è ed è , inevitabilmente, quella dei COBAS CHE NE PARLANO DA ANNI : Applicare la Costituzione e garantire a tutti i cittadini il diritto universale alla comunicazione, volano essenziale per lo sviluppo del Paese e applicare pienamente quanto previsto dalla Legge sulla Golden Power.

Nulla di rivoluzionario al momento, ma questo permetterebbe al Paese di avere il controllo su un operatore delle TLC PUBBLICO in grado di sviluppare e distribuire in maniera omogenea in tutti i territori, e per tutte le fasce sociali, la possibilità di comunicare nell’attuale fase tecnologica. Questo operatore pubblico, anche “storicamente” parlando, non può essere che la TIM spa.

Solo allora potremo seriamente parlare di equivalenze nell’accesso alla rete, di sviluppo omogeneo nell’interesse di tutti.

Quindi si arresti subito questa manovra speculativa la quale, come le altre societarizzazioni, porterà solo danni in termini operativi, di costi, per il raddoppiarsi dei compensi a Dirigenti e CDA, di ostacoli burocratici che inevitabilmente si creeranno con lo sdoppiamento delle strutture.

La TIM se vuole veramente evitare sanzioni e operare in conformità con le responsabilità attribuitegli, si sieda al tavolo e riconosca al vero patrimonio aziendale (lavoratori e lavoratrici) meriti, salario e dignità: solo in tal modo potrà contare sulla collaborazione di tutti per risolvere le “rimostranze” che il Governo le pone.
Al Governo diciamo solamente di non rendersi complice di tale manovra tanto più che, con le elezioni alle porte, non è neanche in grado garantire la continuità di gestione di un percorso tanto pericoloso sia per migliaia di famiglie che per il futuro tecnologico del Paese.

E’ evidente che, in questo scenario pieno di incertezze discutere di processi per la gestione delle uscite collettive, sulle assunzioni, sulla solidarietà espansiva, sulla formazione è un puro controsenso.

COBAS TIM

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