Vodafone ha mosso in questi giorni contestazioni disciplinari a circa 70 lavoratori in tutta Italia con la motivazione di avere effettuato ripetuti dettagli chiamate non associati alla gestione di clienti, ma discendenti da motivazioni personali. Le rilevazioni effettuate afferiscono agli anni 2015/2016.
La deontologia professionale nonché le normative vigenti in questo paese e in azienda non prevedono per l’operatore telefonico la possibilità di utilizzare gli strumenti lavorativi per effettuare controlli sul dettaglio chiamate ancorché eventualmente richiesti dai diretti interessati per ragioni differenti da quelle legate allo svolgimento della propria prestazione lavorativa.
Fatta questa premessa che nessuno deve scordare mai perché ne va del posto di lavoro, quanto sta accadendo in Vodafone è di una gravità considerevole per le modalità, le tempistiche e il merito stesso delle contestazioni perché è fortissima la sensazione che tutto ciò sia un pretesto per creare un clima di terrore e insicurezza tra i lavoratori volto a piegare qualunque opposizione rispetto a controllo a distanza, riduzione salariale, aumento delle richieste in termini di produttività e correlato stress.
Vodafone è tenuta a vigilare sul rispetto della privacy dei propri clienti. E allora come si concilia questa necessità di tutelare i propri clienti, con un controllo fatto oggi su presunti illegittimi dettagli chiamate effettuati nel 2015? Solo a distanza di due anni questa azienda si è premurata di effettuare rilevazioni volte ad appurare se si fossero verificati comportamenti illeciti?
Se così fosse saremmo noi a dover chiedere al Garante di sanzionare un’azienda così distratta e poco ottemperante alle normative vigenti.
Vodafone ha rilevato dettagli chiamate reiterati su numeri riconducibili alla sfera familiare dei lavoratori e le contestazioni comprendono anche casi con 5 (!) estrapolazioni di dettagli chiamate su stesso numero senza relativo mdc. Ribadendo che, laddove fosse confermata la visualizzazione di dettagli chiamate non inerenti l’attività lavorativa, non è in discussione la scorrettezza contrattuale di tale comportamento, qui il punto diventa squisitamente sindacale perché non si ravvisa altro obiettivo della rilevazione di questi dati se non la ricerca spasmodica e determinata di persone da licenziare.
Da ieri tra i lavoratori è altissimo il livello di angoscia e di insicurezza, la sensazione di essere braccati. Regna sovrano il senso di paura, una paura creata ad arte.
Quegli stessi lavoratori dei quali l’azienda a Milano, in sede di trattativa, ha detto che pretende siano l’eccellenza, ma che devono pensare che il futuro vedrà il controllo individuale delle prestazioni singole oltre a decurtazioni salariali e/o diminuzioni dei diritti come necessari alla conservazione del posto di lavoro.
Non bisogna avere paura e bisogna comprendere il disegno complessivo.
Un posto di lavoro
– nel quale ogni minuto deve essere redditizio,
– in cui alle plenarie si deve compiacere il management con canti e balli per dimostrare la felicità di essere parte della squadra,
– in cui si compilano pagelle e pagelline implacabili e feroci,
– e in cui è stato detto che non c’è più posto per tutti
ecco, in un posto così deve essere altrettanto forte, spassionata e realistica la volontà di capire che quello che sta accadendo coinvolge tutti perché ci vogliono isolati, rassegnati e spaventati. Ed è proprio spaventati, rassegnati e isolati che non dovranno trovarci mai.
Adesso, dopo gli accadimenti di questi giorni, è piu’ chiaro e più facile capire cosa vuol dire essere in balia dei controlli aziendali? I controlli registrano un dato e non possono restituire nulla ai controllori della buona fede o della dedizione che i lavoratori ogni giorno danno all’azienda.
NON ACCETTEREMO MAI IL MODO DI VIVERE IL LAVORO CHE HANNO IN MENTE PER NOI.
NON PIEGHEREMO LA TESTA E NON SMETTEREMO DI CHIEDERE DIGNITA’,
SALARIO, DIRITTI E RISPETTO.
Coordinamento COBAS Vodafone