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Con il fiato sospeso finalmente vengono pubblicate le norme per la proroga al 30 Giugno dello Smart Working per le figure fragili e per i genitori UNDER 14, ma velocemente sono arrivate le risposte deludenti dell’Azienda in cui ormai si dice di tutto e il contrario di tutto.

La Tim – in punta di norma – comunica che avendo sottoscritto con alcune OO.SS. l’accordo del 22\11\22 sul LAVORO AGILE, non intende aderire alla possibilità che il Milleproroghe le consente concedendo a chi lo volesse di rimanere a casa fino al 30 giugno (con la formula 5).

Lo Stato d’emergenza abolito consente l’interpretazione discrezionale che l’azienda assume quantomeno sul bacino dei genitori UNDER 14. Mentre per le figure fragili invece attendiamo di osservare se procederà ad una restrizione delle concessioni o si attesterà sullo status quo.

Evidentemente questa decisione aziendale ha scatenato la delusione in molti colleghi e molte colleghe che attendevano tale norma, ma c’era da aspettarselo visto la gestione ondivaga e incerta degli ultimi mesi.

Basti pensare che all’indomani del 22 Novembre con l’inchiostro ancora caldo su un accordo che negava la possibilità del 5 su 5, l’azienda proponeva un progetto in cui è prevista solo la modalità FULL REMOTE…fuori dall’accordo LA…chiaramente con l’intento di invogliare ad aderirvi nonostante si trattasse di un PROGETTO PALESEMENTE AVVILENTE DAL PUNTO DI VISTA PROFESSIONALE.

Il paradosso – in questo caso – diventa comica quando CHI NON VUOLE ADERIRE AL FULL REMOTE (5 su 5 a casa) VIENE COATTIVAMENTE TRASFERITO IN TALE SETTORE, con evidente demansionamento e collocato in una delle sedi più disagevoli senza più possibilità di aderire al L.A.

Poi arriva il 28 febbraio e l’Azienda afferma la volontà di non far accedere i colleghi e le colleghe ad una opzione prevista dallo Stato.

Da parte nostra – oltre a sostenere i lavoratori e lavoratrici che si vogliono opporre a queste dinamiche discriminatorie ed escludenti – rimaniamo sconcertati dall’assenza di una logica lineare rispetto a quanto viene sistematicamente rappresentato dall’AD.

Mentre ascoltiamo una narrazione visionaria e futurista da parte dell’AD, ci scontriamo con una gestione sul territorio che tradisce viceversa una visione tradizionalista e arcaica, in alcuni casi senza minimamente considerare la motivazione dei colleghi e delle colleghe, la professionalità dimostrata in questi anni, la necessità, vista le scarse soddisfazioni economiche riconosciute, di restituire in termini di bilanciamento vita\lavoro una convinzione e una determinazione nel raggiungimento degli obiettivi.

Ci pare più evidente che la determinazione di alcuni responsabili di raggiungere gli obiettivi a breve respiro – che consentano loro un riconoscimento a stretto giro – nascondono invece l’incapacità di una progettualità più ampia e di prospettiva che sta impedendo alla TIM Spa di fare un salto produttivo di cui tutto il Paese necessita, cosa che permetterebbe fra l’altro la difesa stessa dei posti di lavoro.

Lo denunciamo da tempo e invece delle solite di “lacrime di coccodrillo” quando i risultati strategici vengono mancati, chiediamo una riflessione più profonda sul tema dell’inconciliabilità tra l’insoddisfazione dei dipendenti e la riconquista della leadership industriale ed economica di una delle prime 5 imprese del Paese.

Roma 02/03/2023

COBAS TIM