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La trattativa sul Premio Di Risultato per il prossimo triennio e l’ipotesi d’accordo siglata

Si è svolta nelle date del 19 e 25 luglio scorsi la trattativa per la definizione di un nuovo accordo relativo al Premio Di Risultato per il triennio 2016-2019.

L’Azienda ha affermato di avere tre esigenze:
– ridurre il valore della base del PDR
– aumentare gli obiettivi di produttività da raggiungere
– rendere il PDR assorbibile dagli STIP, cioè le erogazioni salariali che l’Azienda effettua nei confronti di 1270 dipendenti quale riconoscimento per il raggiungimento di obiettivi definiti tramite contrattazione individuale con le persone coinvolte.

L’ultimo accordo sul PDR risale al 2013, l’anno degli accordi sugli esuberi e sulla mobilità. Risale cioè al momento più difficile della recente storia aziendale e aveva già visto un decremento del 32% del valore base del PDR rispetto all’accordo del triennio precedente.
Ebbene, in quell’anno di crisi il valore base del PDR fu fissato a 1930 euro e alla proposta sindacale di ridurre gli STIP per evitare gli esuberi di personale, l’Azienda rispose di no perché con i suoi soldi avrebbe continuato a fare ciò che voleva, non avendo minimamente intenzione di inserire gli STIP nell’ambito della contrattazione sindacale.
Oggi, nel 2016, con un’Azienda in netta ripresa, come sappiamo anche grazie alle recentissime comunicazioni ufficiali sia dell’amministratore delegato Italia sia del CEO di Vodafone Group, anziché tornare ai valori antecedenti alla crisi, è stato chiesto alle parti sociali di siglare un accordo per ridurre il reddito dei dipendenti agendo su tutta la popolazione VF Italia, tramite l’abbassamento della base del PDR, e su una parte di essa, tramite la decurtazione dagli STIP del valore del premio di risultato, senza comunque far poi intervenire le parti sociali in questo ambito di distribuzione di ricchezza e reddito aziendale.

A nostro giudizio l’Azienda avrebbe dovuto con trasparenza quantificare quale era il risparmio da perseguire, iniziare a tagliare costi dai livelli nei quali abbondano benefit ed emolumenti dalle cifre esorbitanti e solo dopo aver fatto questa operazione e aver quantificato il risparmio ottenuto, se fosse ancora stato necessario, avrebbe dovuto chiedere ai lavoratori dai redditi più bassi di ridurre il proprio salario.
Non ci pare infatti né logico né ricevibile che un’Azienda che sta incrementando fatturato e utili possa chiedere un abbassamento del livello base del PDR, così come per noi è irricevibile che venga chiesto al sindacato di far fare economia all’Azienda nei confronti dei dipendenti, fossero anche quelli con salari più alti, intervenendo in ambiti che sono totalmente sottratti alla contrattazione.

La prima proposta aziendale era di fissare il valore base del PDR per un full time al V livello in 1.300 euro e di assorbire il 100% del valore del PDR, ovvero sottrarre agli importi degli STIP la quota intera del PDR. La seconda giornata di trattativa ha portato ad aumentare il valore base e a diminuire la percentuale di assorbimento arrivando a una base pari a 1.680 euro, a un assorbimento dell’80% per cento del valore del PDR e all’aumento dei parametri relativi alla produttività.
Rispetto al precedente triennio Il valore base del PDR è dunque diminuito di un ulteriore 13% che, sommato alle riduzioni degli anni precedenti, attesta la riduzione complessiva al 45% rispetto ai valori del 2008 per un numero di dipendenti che negli anni è costantemente diminuito per arrivare agli attuali 6600.

Come Cobas abbiamo espresso all’Azienda la nostra valutazione sulla irricevibilità di questo impianto della discussione, e in fase di confronto sindacale con le altre organizzazioni abbiamo affermato di ritenere:
– inderogabile il fatto di siglare un accordo solo se avesse previsto la ratifica tramite votazione da parte dei lavoratori;
– condiviso l’opportunità di siglare ora e non in un secondo momento una eventuale ipotesi di accordo, qualora si fossero apportati sensibili variazioni nell’impianto proposto, per evitare future sovrapposizioni con il CCNL e la possibilità di trovarsi con un contesto normativo più sfavorevole;
– accettabile sindacalmente una mediazione che prevedesse il mantenimento della base del PDR a 1.930 euro per tutti i dipendenti, da compensare con la riduzione degli STIP per un valore pari al 100% del PDR. Una proposta avente lo scopo di salvaguardare ciò che in questa trattativa era l’unica e vera materia di contrattazione del sindacato, ovvero il PDR, sia garantendolo inalterato per tutti i lavoratori dell’Azienda sia per salvaguardare le fasce economicamente più deboli.

Abbiamo ottenuto unicamente che oggi si possa parlare di IPOTESI DI ACCORDO e non di accordo e che la parola possa passare ai lavoratori alla cui VOTAZIONE il testo siglato dalle segreterie nazionali Slc-CGIL, Fistel-CISl e Uilcom-UIL VERRA’ SOTTOPOSTO DA QUI A SETTEMBRE AFFINCHE’ LO RATIFICHINO O LO BOCCINO.

Certamente non è un momento storico nel quale è semplice fare sindacato, ma siamo convinti
– che non sia possibile fare buon sindacato accettando i ricatti aziendali: o così o niente PDR fino alla fine della trattativa del CCNL e poi si vedrà come e se verrà erogato;
– che non si può fare buon sindacato se si siglano ipotesi di accordo che prevedono sia l’abbassamento livello base del PDR per tutti, anche per chi ha redditi decisamente bassi e non ha STIP, sia per chi ha gli STIP ai quali viene in più decurtato il valore del PDR in una percentuale uguale per tutti, e non con una progressione in base agli importi degli stessi, creando un meccanismo che penalizza maggiormente chi è economicamente più debole.

L’Azienda nel corso della trattativa ha affermato che le sue richieste di riduzione del valore del PDR nascevano dal contesto economico generale e di settore nonché dai costi che deve sostenere per via dei reintegri di personale imposti dalle sentenze dei tribunali, fornendo una cifra pari a 200-300 persone che include anche coloro che potrebbero eventualmente dover essere reintegrati in futuro.
Abbiamo risposto in quella sede a questa affermazione, che giudichiamo di bassissimo profilo, asserendo che le cessioni le ha fatte Vodafone e che, visto che non le poteva fare, nulla dovrebbe dire rispetto agli effetti che esse hanno avuto dal momento che sono stati decisamente maggiori sulle vite dei lavoratori che sono stati illegittimamente estromessi.
Riteniamo inoltre che se l’Azienda avverte la necessità di individuare soggetti ai quali far pagare i costi di quelle scelte, lo sguardo debba volgersi verso chi ha preso quelle decisioni sbagliate e certamente non su tutti i dipendenti.
Quell’affermazione è poi totalmente irricevibile anche da un punto di vista economico dal momento che quando l’Azienda cede lavorazioni e lavoratori, l’outsourcer riceve da Vodafone compensi che devono essere in grado di consentire sia di pagare gli stipendi sia di ottenere un guadagno. Quindi, ottemperando alle sentenze dei tribunali, Vodafone non elargisce più alcun compenso all’outsourcer per questi lavoratori ai quali versa direttamente gli stipendi . Non è dunque per via dei reintegri che Vodafone riduce la base del PDR e diminuisce gli STIP.

Trovare ripresa questa affermazione in un comunicato sindacale, che per inciso aumenta di 200 unità le cifre fornite dall’Azienda, ci indigna profondamente.
Aizzare i lavoratori verso qualcuno, verso coloro che negli anni hanno lottato e vinto contro decisioni ingiuste, serve solo a mascherare le decisioni e le responsabilità aziendali e quelle di chi le dovrebbe contrastare e invece, di nuovo , le avalla.

Coordinamento Nazionale COBAS Vodafone