EUCOOKIELAW_BANNER_TITLE

call_centerNell’incontro al Mise tenutosi il giorno 12 ottobre tra azienda, parti sociali e istituzionali, Almaviva ha illustrato le motivazioni che l’hanno portata alla nuova apertura della procedura di licenziamento (legge 223/91). Le solite: crisi di mercato, delocalizzazioni in paesi extra UE (oramai il problema sono solo quelle nei paesi extra UE, dato che Almaviva ha aperto due nuove sedi in Romania!) e gare di appalto al massimo ribasso. Questa volta però, si aggiunge un nuovo elemento, al quale Almaviva ha dato una particolare enfasi: il mancato accordo sul controllo individuale della prestazione lavorativa, inserito come elemento fondamentale nella precedente intesa e disatteso da CGIL-CISL-UIL-UGL. Le stesse hanno ribadito che il controllo individuale viene utilizzato dalla società come elemento pretestuoso e leva di ricatto per giustificare la nuova procedura e che non ha nulla a che vedere con il rilancio economico aziendale. Malgrado la premessa, e coerentemente con quanto sottoscritto nel precedente accordo, nessuna di esse ha espresso una netta chiusura in merito al controllo individuale ai fini dell’aumento della produttività.

Le istituzioni locali, ed in primis la Regione Lazio ed il comune di Napoli, hanno fortemente criticato la nuova procedura ritenendola un ricatto alle istituzioni e alludendo a tutti i favori economici e politici che l’azienda avrebbe ricevuto in passato. Il vice ministro ha ribadito invece gli impegni assunti dal ministero il 31/05, ha garantito che sono terminate le verifiche sulla mancata applicazione della 24bis e che si sono già attivati per le sanzioni; per ciò che concerne le gare al massimo ribasso, hanno convocato i committenti per affrontare il tema lunedì prossimo. Il vice ministro inoltre ha chiesto l’immediato ritiro della procedura di licenziamento, per continuare il lavoro iniziato dopo l’accordo di maggio, dichiarando che gli ammortizzatori sociali per i prossimi mesi sono finanziabili e che c’è tutto il tempo per trovare una soluzione. L’azienda ha risposto che non ritirerà i licenziamenti, ma ha anche dichiarato che non si sottrarrà al confronto con le parti sociali e istituzionali.

Alcuni degli elementi che emergono, sia dalla lettera di avvio delle procedure di licenziamento, sia dalle iniziative aziendali di questi giorni, mettono in evidenza tutta l’arroganza e la sfacciataggine di Almaviva e nel contempo tutta la “ingenuità” (ovviamente è un eufemismo) delle OO.SS., che hanno sottoscritto il precedente accordo: Almaviva, con la dichiarazione di voler chiudere Roma e Napoli e con la celerità con cui la sta mettendo in atto (trasferendo volumi di chiamate e attivando corsi di formazione nelle altre sedi, trasferendo mobilio, ecc.) conferma ciò che era chiaro a tutti, tranne a chi ha firmato la CdS sulle sole sedi di Roma, Napoli e Palermo: l’azienda ha, da sempre, la capacità di trasferire commesse e volumi di chiamate a suo piacimento e in tempi rapidi! Questo fatto oramai inoppugnabile rilancia un questione che sin da subito, nella precedente vertenza, i COBAS avevano avanzato come presupposto a qualsiasi trattativa: che la crisi si può gestire riequilibrando il lavoro nelle varie sedi e che gli eventuali ammortizzatori sociali possono essere applicati su tutti i siti e con una equa distribuzione!

L’accordo sul controllo individuale, che Almaviva implicitamente indica come elemento fondamentale per un eventuale ritiro dei licenziamenti, non lo vuole solo Almaviva, ma tutte le aziende del settore, dai committenti agli outsourcer: tutti vogliono aumentare la “produttività” del “customer care” (in house e in outsourcer) e abbassare il costo del lavoro, che vuol dire semplicemente aumentare il numero di chiamate lavorate dal singolo operatore nell’arco della giornata lavorativa! Questo aumenterà i ritmi-carichi di lavoro, già oggi insostenibili, con gravi ripercussioni sulla nostra salute psicofisica! Almaviva, forse su “commissione”, deve fare da apripista per l’intero settore!

Almaviva sta dimostrando, con i migliaia di licenziamenti dichiarati, con il trasferimento dei 150 lavoratori di Palermo, con l’assunzione di interinali in alcuni siti, con l’apertura di due nuove sedi in Romania, di portare avanti un progetto di “rilancio” dell’impresa sulla sola pelle dei lavoratori, progetto di rilancio, che si tradurrà in nuove assunzioni con il jobs act, contratti precari, controllo individuale e riduzione di salario e di diritti per chi rimane e per chi sarà assunto in futuro!

QUESTA VERTENZA RIGUARDA TUTTI I LAVORATORI DI ALMAVIVA DI TUTTE LE SEDI!

ABBIAMO ASSISTITO NEGLI ULTIMI ANNI AD UN AUMENTO PROGRESSIVO DEI CARICHI DI LAVORO, AD UN’ EROSIONE CONTINUA DEL SALARIO E DEI NOSTRI DIRITTI! NON POSSIAMO PERMETTERE LICENZIAMENTI, “DEPORTAZIONI” E UN ULTERIORE AGGRAVAMENTO DELLE CONDIZIONI LAVORATIVE E DI SALUTE PER CHI RIMARRÀ!

COBAS Almaviva